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Noi collezionisti di niente

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Aveva pavimenti di mattone consumato, la nostra casa.
Una poltiglia di rosso, sudore e cera, colmava buchi e... avallamenti.
-Vedi come brillano?- Mi mostravi asciugandoti la fronte-
Nei tuoi occhi pervinca risplendevano stelle.
Un acquaio di pietra grigia.
La madia di legno scuro.
Il grande desco di marmo.
Il forno invaso da aromi
Una nonna con la testa interamente coperta da una pezzola scura,
quieta spalmava panna di latte su pane fresco.
Un magico gatto tigrato, di giorno, acciambellato
su una sedia impagliata attendeva il tramonto,
per aprire con la grossa zampa il chiavistello,
raggiungere la notte e divorare il buio con il giallo
degli occhi. La morte di nonna l’aveva fatto sparire.
Sono certa che conoscesse la strada per il Paradiso.
Ognuno prende la propria strada.
Ancora si illuminano i tuoi occhi guardando
l’immagine di carta che mi rimpiazza.
Ti sei sempre accontentata di poco, mamma.
La felicità la trovavi in quella piccola
area della tua anima coltivata a fiori di campo.
Noi che amiamo il collezionismo
cerchiamo in altri luoghi, con altri mezzi.
Lasciamo che l’erba cresca alta e i rovi
soffochino il terreno dell’essenza.
Anche gli specchi di ogni foggia e misura
sono innumerevoli.
E se rifletto la mia immagine, io non ti trovo.

 

Serenella Menichetti

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